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Commitment to innovation.

Gianluca Gentile

Project Manager IT

Cosa volevi fare da piccolo?

Sono molto fortunato perché da piccolo volevo fare proprio questo. Mi ricordo di aver scritto in 4° elementare un tema di italiano in cui spiegavo di voler lavorare per Bill Gates. All’epoca probabilmente era un perfetto sconosciuto, ma diciamo che questo rende bene il concetto di quanto avessi già chiara la mia strada.

Ovviamente sognavo di lavorare in un’azienda informatica, ma con gli anni mi sono dovuto ricredere. Ad oggi il mio settore è fondamentale in ogni azienda che ambisce al futuro e così mi sono ritrovato in Laser Lab. Da quel giorno sono passati 11 anni e direi che di strada ne abbiamo fatta.

Immagino tu possa ritenerti soddisfatto!

Assolutamente sì! Il mio lavoro è molto stimolante perché ogni progetto è storia a sé con problematiche diverse e requisiti da rispettare. Ho iniziato a meno di 18 anni a fare e-commerce per le piccole attività commerciali del mio paese. Oggi ne ho quasi 40 e posso dire che la curiosità, la voglia e la passione nel lavorare sono immutate.

Ma facciamo un passo indietro: perché proprio Bill Gates?

Quando ero piccolo mio padre aveva un vivaio. Per gestire le fatture usava un computer, su cui prima c’era il tetro DOS e poi ovviamente sbarcò Windows (versione 3.11), sistema operativo di Microsoft, società di Bill Gates.

Abbandonai il joystick della Nintendo per la tastiera del PC e devo ringraziare soprattutto mio nonno, che ha creduto fino in fondo nella mia passione e che mi ha comprato il mio primo computer.

Quindi chi sono le persone che ti hanno influenzato di più lungo il tuo percorso?

Parlando in termini generali, posso dire che non ho un vero e proprio mentore, una figura di riferimento. Posso però dire che i miei modelli sono tutte quelle persone che non ostentano i traguardi raggiunti, ma che lavorano in silenzio e, giustamente, ottengono grandi risultati.

In Italia ci sono tante figure informatiche che lavorano in multinazionali i cui prodotti sono largamente diffusi. Non posso non citare, per esempio, Luza Mezzalira, Principal Solutions Architect in Amazon Web Services, Michele Stieven e Fabio Biondi entrambi
Google Developer Expert in Angular ed infine, non per importanza, Marco Minerva, Microsoft MVP, con cui ho il piacere e l’onore di collaborare.

Queste figure sono importanti perché da loro c’è solo da imparare.

E invece a livello più personale? La famiglia, per esempio?

Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che non mi hanno mai indicato la strada: scegliere le superiori, scegliere l’università, la casa da fuori-sede… è sempre dipeso da me. Sono stato abituato e cresciuto in questo modo.

La persona invece che mi ha radicalmente cambiato è Letizia, mia moglie. Lei è riuscita a rendermi concreto, più maturo, una persona migliore.

Poi non posso non menzionare mio zio, che purtroppo è venuto a mancare. Lui ha rappresentato, per me, il giusto modo di vivere: togliere il superfluo e pensare alla sostanza.

È cambiato qualcosa con l'arrivo di LabAnalysis?

Inizialmente ho dato le dimissioni (ride). Mi spiego meglio. In quel periodo avevo presentato le dimissioni alla dirigenza ma quasi in contemporanea l’azienda è stata acquisita da LabAnalysis Life Science ed eccomi ancora qui.

Da quel momento sono cambiate tantissime cose oltre alla proprietà. Dai software usati alla mentalità, nulla è come prima. L’arrivo di LabAnalysis ha cambiato completamente l’approccio al lavoro, facendo emergere la produttività e l’efficienza. LabAnalysis è un'impresa familiare che pensa più per generazioni che per trimestri e questo da molta stabilità ai dipendenti.

Stefano (Stefano Maggi, attualmente CEO di LabAnalysis Environmental Science, ndr) è stato strategicamente bravo a capire le mie potenzialità e la mia indole, facendomi lavorare su progetti innovativi che ogni anno crescono e supportano l’azienda.

Ho la fortuna di lavorare gomito a gomito con le figure chiave dell’azienda che, con le loro competenze, riescono ad esporre al meglio le necessità e così facendo facilitano di tanto il mio lavoro, perché la bontà di un software è direttamente proporzionale alla bontà delle specifiche. Nel momento in cui è la persona ad adattarsi al software si perde il vantaggio nell'utilizzarlo.

Da chi è composto il tuo team?

Ci siamo io, Lorenzo e, da poco, Leonardo.

Lorenzo Rizzacasa si occupa prevalentemente della parte hardware e dei ticket relativi al gestionale di Laboratorio, mentre io e Leonardo Buscemi sviluppiamo soluzioni esterne ai software standard usati in azienda.

Ho un ottimo feeling con Fausto (Fausto Galati, Responsabile IT di LabAnalysis Group), con cui mi confronto spesso e assieme al quale prendiamo decisioni inerenti il nostro settore.

Cosa cerchi in qualcuno che deve aggiungersi al tuo team?

Sicuramente guardo l’aspetto umano. Mi è capitato di valutare candidati con buone competenze tecniche, ma poca dedizione al lavoro o scarse capacità relazionali. In quei casi si tratta proprio di un talento sprecato.

Chiaramente quando parlo di qualità umane vado oltre il rispetto per i colleghi, ma parlo di indole ed approccio al lavoro, di puntualità, di disponibilità, di dedizione.

Dove ti vedi tra 5 anni?

Mi piacerebbe avere un team di sviluppatori perché i progetti di Stefano sono tanti ed in una realtà come la nostra il “basta che funzioni” non è minimamente concepibile.
Fortunatamente sono tutti progetti avvincenti e quindi i tempi, le responsabilità e le linee di codice sembrano un tantino più gestibili!

Qual è il progetto su cui hai lavorato che ti rende più orgoglioso?

Senza alcun dubbio occuparmi della progettazione e della realizzazione dell’infrastruttura IT della nuova sede a Chieti.
È stata un’esperienza tanto stressante quanto soddisfacente. Ho l’orgoglio di averla progettata per intero, senza alcun aiuto da aziende esterne e con la sola presenza dell’elettricista che posava i cavi e l’indispensabile supporto del mio collega Lorenzo.

Oltre a questo progetto, voglio però citare anche MyResults, il portale Clienti, realizzato quest’anno e che vuole creare uno spazio online comune tra azienda e Cliente per visualizzare lo stato dei campioni, i risultati, i documenti, etc.

MyResults è stato un’impresa, perché si è trattato di replicare la struttura interna sul cloud. Ovviamente con tutti i problemi che questo comporta: sicurezza, costi, performance. I dati sono tanti e trovare una soluzione efficace che non appesantisse il sistema interno e non gravasse sulla fruibilità dei dati lato Cliente è stato davvero sfidante.

Da ultimo, un altro bel progetto è stato quello di automatizzare l’acquisizione del dato di pesata sul gestionale di Laboratorio, direttamente dalla bilancia tramite app mobile. Tante le variabili in gioco: marca della bilancia, decimali, sensibilità, funzionalità.
Risultato? Siamo passati da operazioni che impiegavano minuti a pochi secondi, con un aumento dell’efficienza straordinario.

In definitiva, qual è il tuo motto?

C’è solo un modo di fare le cose: farle bene.

Nell’informatica è fondamentale. Se non lo fai bene la prima volta, tornerai su quel codice altre mille volte. Meglio investirci tempo all’inizio che farlo dopo.

L’altro “motto” è Dare Mighty Things, il messaggio criptato nel paracadute di Perseverance che è un estratto di un discorso tenuto nel 1899 da Theodore Roosevelt. Il discorso originale tradotto dice: ”È molto meglio osare cose straordinarie, vincere gloriosi trionfi, anche se screziati dall’insuccesso, piuttosto che schierarsi tra quei poveri di spirito che non provano grandi gioie né grandi dolori, perché vivono nel grigio e indistinto crepuscolo che non conosce né vittorie né sconfitte.”

Mi piace pensare in grade, sempre.

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