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Commitment to innovation.

Sandro Marroncelli

Responsabile dell'unità regolatoria

Come sei arrivato in LabAnalysis?

Sono arrivato in LabAnalysis nel lontano 2005 per pura casualità. Una volta concluso il mio dottorato di ricerca al Politecnico di Milano, mi sono messo a girare con la mia Panda in cerca di lavoro (ride n.d.r.). Una mattina mi arriva una telefonata dalla mia ex compagna che mi dice che stava facendo un tirocinio in LabAnalysis, e che stanno cercando delle persone per fare dei riassunti di alcuni studi in inglese. Ho colto la palla al balzo e ho fissato un colloquio il giorno stesso.  Sono stato ascoltato da Stefano Garofani, che come me è un chimico e da quel momento è iniziata la mia storia in LabAnalysis, partendo dal lavoro di laboratorio fino ad arrivare al ruolo che ricopro adesso, ovvero Responsabile dell’unità regolatoria.

Mi hai parlato del tuo arrivo in LabAnalysis, mi parli delle tue mansioni?

Agli inizi della mia carriera facevo da spola tra il laboratorio e l’ufficio regolatorio, mi occupavo principalmente della parte chimica, e successivamente della stesura dei dossier regolatori. Col passare degli anni, mi sono staccato sempre di più dalla parte del laboratorio, a favore dell’ufficio, luogo in cui ora lavoro in pianta stabile. Anche se sono passati molti anni, le mansioni sono rimaste bene o male le stesse, assistere i clienti al fine immettere sul mercato dei prodotti chimici. 

Interessante, ma se dovessi chiederti qual è il tuo valore aggiunto per il cliente finale, cosa diresti?

Io aiuto i clienti finali dando loro suggerimenti su come cercare di ottenere una registrazione nei tempi più brevi possibili. La varietà è estremamente ampia, le tempistiche possono andare da pochi mesi, fino a diversi anni, specie se prendiamo il progetto del cliente dall’inizio. Noi abbiamo il vantaggio di essere un’azienda che ha anche il laboratorio, e quindi possiamo eseguire i test regolatori direttamente in sede, cercando di minimizzare quelle che le sono le problematiche di un test, prima che questo venga terminato. Cosa che altre società di consulenza non possono fare. Inoltre, la nostra clientela non si ferma ai confini dello stivale, ma in tutta Europa.

Nel tuo reparto, lavori da solo o siete un team?

Siamo un team, composto da tre persone. Questo perché dal punto di vista del regolatorio, ogni ambito ha bisogno del suo esperto, e per questo noi dividiamo al meglio le nostre mansioni. Nel nostro caso abbiamo un pacchetto formato da tre parti: una parte chimico-fisica, una parte che si occupa delle caratteristiche tossicologiche della sostanza e un’ultima che si occupa della parte ecotossicologica della sostanza. Siamo tre figure che hanno esperienze formative completamente diverse, e per questo riusciamo a coprire i ruoli e il lavoro in modo completo. Posso dire che siamo un team, ma senza capitano (ride n.d.r.). O meglio, il capitano dal punto di vista gestionale sono io, ma da solo non potrei mai farcela. 

Il tuo lavoro sembra molto particolare, riesci a descrivere la tua giornata tipo?

Si è unico nel suo genere. Mi piace quello che faccio perché la soddisfazione arriva quando il cliente è felice del risultato, e di conseguenza tu sei felice di quello che hai fatto. Noi diamo molto supporto e seguiamo il cliente in tutto il processo e per questo è soddisfacente. Ovviamente la mia giornata cambia sempre, dipende dal tipo di dossier che dobbiamo stilare, ma solitamente ci confrontiamo con il cliente e con il tipo di regolamentazione di cui hanno bisogno e noi forniamo supporto nel processo.

Possiamo definirti un veterano in questo campo, ci sono delle lezioni che hai imparato in questi 20 anni di lavoro?

Ho imparato l’importanza del tempo. È una cosa che non va data per scontata, perché in un mondo come il nostro, sempre più veloce e in cui si pensa solo al fatturato, io penso che dedicare il tempo a un cliente sia un valore aggiunto sempre più raro. Per me, un consulente deve dare fiducia al proprio cliente, e questa la si ottiene dedicandogli tempo e cercando di accontentare le sue richieste entro quando possibile.

Ci sono delle persone che nella tua carriera hai usato come modello?

Una delle figure a cui mi ispiro maggiormente è Bob Bryant, un consulente inglese, che ha creato l’unità dossier con Valeria Croce. Lui è stata la nostra guida, il nostro guru. Anche se è in pensione, a volte lo sento ancora per chiedere consiglio su come muovermi nella stesura di determinati dossier. Mi ricordo ancora agli inizi della mia carriera quando non c’erano i sistemi computerizzati moderni, che sono stato a lavoro fino alle 10 di sera per due settimane con Bob per finire una pratica. Pratica che è stata stampata e portata in Grecia tramite faldoni (ride n.d.r.). Oltre a lui, anche Valeria Croce, la mia prima responsabile, che mi ha guidato nel percorso e mi ha aiutato ad arrivare dove sono oggi.

Come hai vissuto i cambiamenti aziendali? Come vedi lo spostamento nella nuova sede di Origgio?       

Sono stati dei fulmini a ciel sereno. Sono praticamente raddoppiate il numero di analisi che venivano eseguite in azienda, aumentando anche il settore di competenza. Invece dal punto di vista logistico lo spostamento nella nuova sede lo vedo un po’ scomodo. Questo perché abito lontano e quindi si allungherebbero parecchio i tempi per andare a lavoro, ma la società, dopo il covid, ha comunque mantenuto lo smart working, nel mio caso due giorni a settimana, quindi non vedo criticità.

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